Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'associazione "CITTADINI ATTIVI per la Democrazia e la Giustizia" di Padova, con il Patrocinio della Provincia di Padova e con il patrocinio del Comune di Padova - Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo, organizza
VENERDI' 5 DICEMBRE 2008, ORE 20.30 presso la sala comunale FORNACE CAROTTA di PADOVA in via Siracusa 61 - zona Sacra Famiglia
un INCONTRO/DIBATTITO con (in ordine alfabetico):
* FERDINANDO IMPOSIMATO magistrato, avvocato penalista, Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro (1978), l'attentato al papa Giovanni Paolo II (1981), l'omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet, e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione) autore di "Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro. Il racconto di un giudice" casa editrice CHIARELETTERE
* RITA PENNAROLA giornalista professionista dal 94, condirettore del “La Voce” dallo stesso anno e in precedenza caporedattore. A “La Voce” dal 1986. Premio Saint Vincent di giornalismo nel 2007 per l’inchiesta TELECOM-PLOTTO. Primo libro pubblicato: 1987 “Li fece maschio & femmina” editore Tullio Pironti, presentato da Domenico Rea. Autrice con Andrea Cinquegrani di libri d’inchiesta e di numerosi format televisivi
* FERRUCCIO PINOTTI dopo la maturità classica e la laurea in Scienze Politiche a Padova, ha conseguito il dottorato di ricerca in Relazioni Internazionali all'università di Padova; è stato visiting fellow all’università di Berkeley e professore di integrazione economica europea al Center of European Studies dell’università di Pennsylvania. Giornalista professionista, lavora a L'Arena, il giornale di Verona e collabora con il Corriere della Sera, l'Espresso e il Sole 24 Ore. Ha lavorato alla CNN-Financial News di New York e collaborato con l’International Herald Tribune. Premio Cronista 1999, Unci-Unione nazionale Cronisti Italiani. Premio Nazionale Unione Stampa Cattolica Italiana, 1998. Ha pubblicato vari saggi con Il Mulino e con Cedam. Ultimi libri: "Fratelli d'Italia" (Rizzoli-Bur, 2007) , e “Colletti Sporchi" (Rizzoli-Bur, 2008)
* IVAN SCALFAROTTO pescarese per nascita, foggiano per formazione e milanese per amore, laureato con lode in giurisprudenza, manager della Direzione Risorse Umane di una importante azienda di credito internazionale, ha lavorato a Londra e a Mosca, candidato nel 2006 alle primarie dell'Unione, è autore di un libro "Contro i perpetui" casa editrice "SAGGIATORE"
* LUCA TESCAROLI sostituto Procuratore Antimafia presso il Tribunale di Roma, nato a Lonigo nel 1965, si è occupato per molti anni delle indagini delle stragi di Capaci e di via Mariano D’Amelio, stragi che rubarono alla vita, e alla società civile, magistrati come Falcone e Borsellino, uomini che lui conobbe personalmente, con i quali lavorò e per i quali – per rendere loro giustizia – ha condotto indagini serrate per scovare i mandanti e gli esecutori del loro assassinio. «La memoria è una possibilità per capire, onorare ed andare avanti… scendendo alle radici di scelte personali che hanno segnato la nostra storia di siciliani ed italiani». Luca Tescaroli raccoglie in poco meno di 100 pagine de “Le voci dell’oblio” le ragioni di quelle “scelte personali” di lotta e sacrificio che spesso appaiono incomprensibili ed innaturali. Per capirle bisogna scoprire le motivazioni di fondo di uomini, non solo giudici come Falcone e Borsellino, che credevano e credono, davvero, nel primato della legge come strumento per mediare in modo civile i liberi rapporti sociali. ostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma. Oggi lavora alle indagini e segue il processo relativo all’omicidio di Roberto Calvi. E' autore di "Le voci dell'oblio" - casa editrice DI GIROLAMO e dell'ultimo libro “Colletti Sporchi” - casa editrice RIZZOLI
sul tema: POOL ANTIMAFIA, GIUDICI GIUSTIZIA E MORTE, TRAME E MISTERI, SERVIZI SEGRETI, LOGGE E MASSONERIA, INFORMAZIONE E TV, PARITA' E DIRITTI, STATO E MAFIA: QUALE ITALIA?…
presiede: ARMANDO DELLA BELLA, coordinatore di CITTADINI ATTIVI
moderatori: SANDRO BIANDA (giornalista, già direttore di testate giornalistiche, televisive e radiofoniche, conduce programmi su RADIO GAMMA5 e su FREE CHANNEL TV) e LORELLA MILIANI (giornalista, anchorwoman di CANALE ITALIA, conduce, sempre su CANALE ITALIA, il TG SERALE e la trasmissione "NOTIZIE OGGI")
L'Italia dovrebbe essere ormai un paese all'avanguardia, super tecnologico. Adesso è nata l'alta velocità. E' stata da poco inaugurata la prima tratta Milano-Bologna con la “Freccia Rossa”. Trenitalia è orgogliosa di questo importante traguardo raggiunto impiegando una ragguardevole cifra: circa 7 milioni di euro. Certo la facciata è un bel biglietto da visita, ma dov'è il problema?
Il Veneto paga circa 104 milioni di euro all'anno a Trenitalia, come afferma l'assessore ai trasporti Renato Chisso, quindi anche il servizio dovrebbe essere efficiente. Purtroppo non è così. I pendolari sono alla disperazione. Con il nuovo anno troveranno nuovi orari, aumenti sugli abbonamenti peraltro già in vigore, ma i ritardi sono da paura. Tutto questo si ripercuote sui lavoratori che giungono in ritardo sul posto di lavoro.
E poi lo Stato chiede di usare i mezzi pubblici! Inoltre con l'abbonamento all'Eurostar non si può usufruire dei treni regionali. Ma come è possibile che con un abbonamento di categoria più alta non si possa viaggiare su un treno di categoria più bassa?
Insomma il servizio regionale su rotaie non funziona per niente e l'amministratore di Trenitalia, Moretti, accusa la regione di non spendere per il servizio pubblico locale. La RFI (che è la società delle FS) dà a Trenitalia sempre più spazio per i treni superveloci a danno delle linee regionali e dei pendolari che devono adattarsi, non ricevere un servizio che è anche ben pagato. Non avendo poi Trenitalia altri concorrenti (ritiratisi dalla gara di appalto del 2005 la Connex e la City Pendeln) che potessero migliorare e sistemare il servizio pubblico, l'ha fatta da padrona.
Così, mentre la Milano–Bologna la si percorre in 65 minuti, la Vicenza–Venezia ha mezz'ora circa di ritardo alla partenza ed altrettanto all'arrivo se tutto va bene ed il treno non si ferma durante il percorso. Fate un po' voi i conti!
Luciano Violante, Ds, alla Camera dei deputati, il 28 febbraio 2002 così si espresse:
«Ieri l'onorevole Adornato ha ringraziato il presidente del nostro partito (Massimo D'Alema, ndr) per aver detto che non c'è un regime. Io sono d'accordo con Massimo D'Alema: non c'è un regime, sulla base dei nostri criteri. Però, cari amici e colleghi, se dovessi applicare i vostri criteri, quelli che avete applicato voi nella scorsa legislatura contro di noi che non avevamo fatto una legge sul conflitto d'interessi, non avevamo tolto le televisioni all'onorevole Berlusconi... Onorevole Anedda, la invito a consultare l'onorevole Berlusconi, perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena - non adesso, nel 1994 quando ci fu il cambio di governo - che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l'onorevole Letta... A parte questo, la questione è un'altra. Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto d'interessi (la legge sul conflitto d'interessi, ndr), avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni... Durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte!».
Non desideriamo formulare un giudizio di merito. Siamo anche consapevoli che il gruppo Mediaset garantisce il lavoro a moltissime famiglie italiane. Quello che ci preme capire è se la credibilità è ancora un valore in politica e quale sia la coerenza morale che lega gli obiettivi politici confessati a Montecitorio e le promesse elettorali o gli impegni di programma spesso dichiarati con clamore in TV. Parafrasando il comico Maurizio Crozza, verrebbe da dire: “Non capiamo la relazione!”
Piove sul bagnato. “Governo ladro!” verrebbe spontaneo di dire. Ma non solo... Non solo la pioggia continua a cadere, giorno dopo giorno, in questo tormentato inverno inondando il nostro territorio ma incessantemente, dopo gli arresti che hanno decapitato la giunta regionale abruzzese, si susseguono gli arresti ed avvisi di garanzia in molte regioni d'Italia, dalla Campania allo stesso Abruzzo, dalla Toscana alla Basilicata, dalla Sicilia alla Calabria. Si salvi chi può!
Ed è un fuggi fuggi generale: l'elettorato che diserta, con una percentuale record del 50%, il voto regionale in Abruzzo dimostrando ancora una volta la sconfitta della “Politica” con l'ormai insanabile frattura creatasi tra il cittadino elettore ed una classe politica vecchia, oligarchica ed autoreferenziale non più rappresentativa del voto popolare; l'alleanza tra PD e Idv, che, dopo la recente sconfitta alle regionali dell'Abruzzo, viene ulteriormente compromessa dalle parole del direttore di Europa, quotidiano ufficiale del PD, Stefano Menichini: «È ora di rompere questa alleanza fasulla e suicida: subito e per sempre» che fanno seguito a quelle dell'on. Antonio Di Pietro: «Quei partiti che non sono né carne né pesce, che partecipano alle commissioni e che dicono "ma anche", alla fine vengono puniti» e dalla successiva ambigua dichiarazione dell'on. Paolo Gentiloni del PD che la mattina del 17.12, in diretta TV, afferma che il PD non ritiene che «...la soluzione ai problemi di discussione interna ai partiti sia la soluzione di partiti interamente personali, in cui il leader del partito, magari con il suo tesoriere accanto, controlla tutto, non si fanno congressi...tutto viene deciso da un signore che è il titolare del partito...» vicenda che trova il suo epilogo nell'autorizzazione concessa dall'Idv all'arresto del deputato lucano del PD, suo (ex?)alleato, Salvatore Margiotta la cui moglie era capo della squadra mobile di Potenza (!).
Sembrerebbe confermarsi sempre più l'idea che la collaborazione politica con l'Italia dei valori di Antonio Di Pietro si trasforma spesso in un crudele “abbraccio mortale”. Si pensi alle storie che hanno visto protagonisti, tra i molti, gli onorevoli Elio Veltri, Pietro Mennea, Federico Orlando, Giulietto Chiesa, Achille Occhetto, i senatori Franca Rame e Federica Rossi Gasparrini e last but not least l'on. Walter Veltroni.
Una bufera giudiziaria che investe non solo il PD, che appare ora come un pugile suonato incapace di difendersi e di capire quale strategia politica adottare, ma che da tempo ormai interessa tutta la “Casta”. Basti solo ricordare, quali più recenti esempi, quelli di Italo Bocchino (AN) e Renzo Lusetti (PD e Cristiano Di Pietro (Idv) a Napoli, fino ad arrivare alle più note vicende Lonardo/Mastella (Udeur), Previti/Dell'Utri (FI), Totò Cuffaro (Udc), Paride Martella (Idv, Presidente di Acqualatina e, al tempo, consigliere personale del ministro Antonio Di Pietro), Credieuronord (Lega nord).
Quale garantista da sempre, l'augurio è che tutti possano dimostrare la loro più completa innocenza. Osservo però, e ne ho dimostrazione, che oggi il livello del confronto politico è così talmente povero di contenuti e privo di spessore personale che, sempre più spesso, molti cacicchi utilizzano la via giudiziaria quale arma per annullare l'avversario politico intasando le già ingessate Procure di atti strumentali. Segno questo di un paese ormai in irreversibile declino sul piano della tanto conclamata “questione morale”.
Non spetta alla magistratura riformare la politica ma è la stessa politica che dovrebbe avere, al suo interno, gli anticorpi necessari per compiere tale opera di pulizia. Ma non sembra essere proprio così. Che pensare quando si arriva al punto che gli stessi partecipanti al recente concorso per entrare in Magistratura – essenza suprema esprimente i testimoni della legalità - utilizzano l'illegalità per farla franca?
Già la “questione morale”. Esoterica presenza, spesso invocata per tornaconto personale ma mai compiutamente praticata, inutile a sciogliere il “bostik” che “costringe” sia Rosa Russo Jervolino sia Antonio Bassolino a restare ostinatamente avvinghiati alle loro poltrone di sindaco di Napoli e governatore della regione Campania. Avrà certo le “mani pulite”, come la Jervolino dichiara, ma ad entrambi difetta quel senso di responsabilità oggettiva e “morale” che loro deriva dall'essere l'una sindaco di una giunta in ipotesi di corruzione e l'altro governatore di una regione soffocata dall'immondizia.
Alle luce di tutto ciò noi, CITTADINIATTIVI, rinnoviamo il nostro appello a giornalisti, intellettuali, professori, magistrati, avvocati, scrittori, professionisti ed altri affinché condividano con noi – scrivendo a info@cittadiniattivi.it – un progetto di formazione di una nuova classe ed identità politica, che superi gli schieramenti e le ideologie, proiettato alla costruzione di un futuro, per il nostro Paese, basato sulla riaffermazione di quei principi e valori di onestà, per il bene comune, al tempo fondanti la nostra fase costituente postbellica e nella riaffermazione del richiamo contenuto nell'art. 54 della nostra Costituzione dove si afferma che “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
Che dire di più? Nulla! Purtroppo il sarcastico Giulio Andreotti si sbagliava di grosso. Oggi, in Italia, il potere logora - e soprattutto corrompe – chi c'è l'ha!
Nel 2005, dopo 38 anni, il ritiro israeliano da Gaza aveva dato la speranza che la pace tra i due popoli potesse finalmente diventare una realtà, anche se lo stesso Israele era consapevole che era impossibile dialogare con Hamas, che nel suo statuto non parla di uno Stato palestinese ma bensì della distruzione totale d'Israele.
E' dal 1948 che questo popolo sfortunato, i Palestinesi, vengono sempre strumentalizzati dai Paesi della regione, in primis dai Paesi cosìdetti fratelli Arabi, che si sono sempre dichiarati paladini della questione palestinese, in realtà non hanno mai dato alcun appoggio, semmai hanno cercato di eliminarli.
Basti pensare al settembre nero, quando nel 1970 il Re hashemita Hussein di Giordania si mosse per reprimere un tentativo delle organizzazioni palestinesi di rovesciare la sua monarchia. L'attacco provocò pesanti perdite fra i civili palestinesi.
Il massacro al campo profughi di Tel al Zaatar, che conteneva 50000 profughi, fu compiuto dalla Siria nel 1976 e fu comandato dal generale baathista Hafez al Assad, che non aveva alcuna intenzione di assistere senza intervenire alla formazione di un governo arabo-palestinese fortemente aggressivo in un Paese come il Libano, che considerava parte integrante della propria sfera d'influenza.
Infatti, il primo giugno 1976 un corpo di spedizione, forte di ben diecimila soldati e duecentocinquanta blindati, passò la frontiera siro-libanese, il campo fu attaccato brutalmente, e gli assedianti impedirono l'ingresso nel campo di cibo e acqua e gli abitanti iniziarono a morire di fame e di sete.
Le posizioni assunte anche in questo momento dai Paesi arabi si comprendono alla luce dei contrasti e delle alleanze nel gioco della leadership nel mondo arabo.
Ora, una domanda mi sorge spontanea. Cosa vuole Hamas? La risposta potrebbe essere la guerra eterna. I bombardamenti israeliani in questi sette giorni hanno causato 470 morti, ma queste perdite dei civili innocenti sono sicuramente da attribuire ad Hamas.
Possiamo e dobbiamo essere critici con i metodi di bombardamenti deciso del governo isrealiano, ma si deve sempre partire dal presupposto che è stata Hamas a volere questo massacro. Hamas sa che per ogni missile al Qasam sparato sulle zone limitrofe e sui cittaddini civili Israeliani, Israele risponde con molti più missili. Quindi sono quelli di Hamas a volere la morte del loro popolo. Infatti, è straziante vedere i bimbi uccisi dai bombardamenti.
I dirigenti di Hamas devono sapere che l'unica strada percorribile è quella di pace e di dialogo diretto con lo Stato d'Israele e senza alcun intermediario.
Ci si affanna sempre a parlare tanto e male della Calabria, per la n’drangheta, in primis, e poi per tutti gli altri servizi che non vanno tra enti ed istituzioni. Non si può negare che ci siano molte cose che non funzionano, ma a quelle poche cose in regola non è dato il giusto riconoscimento. Parliamo della provincia di Cosenza.
In barba a tutto e tutti viaggia a gonfie vele, è il primo ente in Italia ad aver approvato, in anticipo sui tempi a disposizione, il bilancio di previsione dell’esercizio finanziario per il 2009 ed il bilancio pluriennale fino al 2011, raccogliendo la quasi totalità dei voti a favore. Il tutto svolto secondo le disposizioni ministeriali, come lo stesso presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, ha dichiarato. Tutto ciò fa essere la Provincia di Cosenza un ente sano e senza debiti fuori bilancio, che svolge le proprie competenze secondo legge e coscienza.
La conferma arriva anche dalla Corte dei Conti che le ha riconosciuto essere l’unica provincia calabrese ad avere i conti in ordine. Molti gli investimenti fatti in questi anni dalla giunta di Oliverio: edilizia pubblica, scuole, viabilità ed impianti sportivi. Altrettanti investimenti sono previsti a tutto campo nel prossimo triennio, dal turistico allo sport, passando per il sociale, e anche la nascita di un fondo provinciale per la prevenzione del fenomeno usura cui si vuole dedicare particolare attenzione.
Insomma una provincia che vuole fortemente crescere in positivo pur avendo poco aiuto sia dallo Stato, sia dalla Regione. Se questo è il risultato, è bene continuare su questa strada, poiché il gradimento riscosso dal presidente Oliverio, l’ha portato al terzo posto nel sondaggio “Governance Pool” del Sole24 Ore.
Ma la buona amministrazione non deve ruotare intorno alla fede politica, ma alla voglia ed alla forza di voler cambiare in meglio. La Calabria a questo punto è veramente soltanto n’drangheta e mafia? Quando si smetterà con questa etichetta appiccicata addosso ai buoni calabresi?
Finalmente. Sembrava che il risultato tanto atteso fosse stato raggiunto, ma ancora una volta qualcosa è andato storto. Si sta parlando della “class action”. E’ lo straordinario strumento che permetterebbe ai consumatori di intentare cause collettive contro società che offrono beni o servizi (vedi il crac Parmalat con tantissimi consumatori che hanno perso i loro risparmi investiti nelle azioni della società). L’emendamento è già passato e dal primo gennaio 2009 sarebbe dovuto entrare in vigore, ma, come al solito, chissà per quale oscura ragione, c’è stato un rinvio.
Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ritiene che la legge così non va, perché pregiudicherebbe gli investimenti delle imprese a danno poi anche dei lavoratori. Il ministro per le Attività Produttive, Claudio Scajola, conferma che è giusto il risarcimento per il danno subito dai consumatori e che la legge è valida, ma bisogna rivederla con le parti interessate. Tutto questo poi nel momento in cui sta per partire la causa sostenuta da Altroconsumo contro i presunti responsabili del crac Parmalat.
Naturalmente le associazioni dei consumatori sono insorte contro questo ulteriore rinvio, giudicandolo senza quasi alcuna utilità. Anche CITTADINI ATTIVI si schiera con i consumatori, quindi a favore dell’entrata in vigore al più presto della legge, e chiede di evitare tutti questi inutili rinvii che pregiudicano la stessa credibilità dell’operato del Governo.
Bisogna ricordare che i cittadini sono l‘elemento fondamentale della realtà sociale, sono quelli che producono, che spendono, che investono, che risparmiano. Perché quando si tratta di proteggerli si mettono sempre i bastoni tra le ruote e si complica tutto? Inoltre fa riflettere che, in Europa, la “class action” sia applicata concretamente senza tanti problemi, mentre in Italia il governo ne parli, ne parli ma non l'emani mai. Forse sono troppi gli interessi che circolano intorno alle aziende da milioni di euro.
La grande corruzione politica irrompe di nuovo sulla scena italiana e non si salva nessuno. Anche se attivo da pochi giorni soltanto, al sondaggio sulla corruzione, che abbiamo lanciato dal nostro sito, gli italiani hanno risposto, per oltre il 73%, che, secondo loro, oggi in Italia, il livello di corruzione è superiore a quello del periodo di “Mani Pulite”. Possibile che la “Politica” e le più alte cariche Istituzionali dello Stato non si rendano conto della situazione? Facile, se pensiamo che in Parlamento siedono 25 “eletti” con condanna passata in giudicato, 8 condannati in 1° grado, 10 prescritti e 40 inquisiti.
L'Alto Commissario Anticorruzione, nel suo ultimo rapporto annuale scrive che “...le politiche nazionali sembrano muoversi come se il rischio corruzione non rappresentasse più un problema...” mentre recenti studi ”...rendono l'immagine di un Paese nel quale è prassi comune il pagamento di tangenti nell'aggiudicazione degli appalti, nell'ottenimento di licenze edilizie, nella realizzazione di operazioni finanziarie ma anche nel superamento di esami universitari, nell'esercizio della professione medica, nel mondo del calcio...”. Un sistema “...profondamente radicato nei più diversi settori della vita politico-amministrativa ma anche nella società civile, nel mondo delle professioni, imprenditoriale e della finanza”. Che facciamo? Espatriamo? Cambiamo Paese? “Non ci resta che piangere..” direbbero Roberto Benigni ed il compianto Massimo Troisi.
Ma non finisce qui. 'Trasparency International', nelle sue graduatorie sulla corruzione, ci colloca al 55° posto nel mondo dopo paesi quali il Portorico, il Botswana, la Malesia, il Costa Rica...ricordando che, nel 1993, in piena Tangentopoli, l'Italia era al 30° posto e nel 2007 era già scesa al 41° posto!
Quanto più la corruzione è diffusa e praticata, tanto minori sono i rischi di essere denunciati o scoperti e, di conseguenza, più elevato è il costo, per il singolo, nel rimanere onesto. Una classe politica corrotta ha quindi oggi tutto l'interesse, per difendere sé stessa, che la corruzione si diffonda sempre più. Tanto più questa cultura della corruzione si diffonde, tanto più si allentano i vincoli morali di condanna della stessa. La “questione morale” oggi si trasforma in una “questione amorale” dove nelle coscienze si assottiglia sempre più il confine che separa ciò che è lecito da ciò che è illecito. Tombale la conclusione dell'Altro Commissario: ”...la corruzione si considera diffusa in modo capillare anche dopo 'mani pulite' e con tendenza addirittura ad accrescersi”.
Ma allora a cosa è servita l'operazione 'Mani Pulite'? A nulla sembrerebbe, se non, per quanto affermava Piercamillo Davigo, a migliorare, secondo la teoria di Darwin, la “specie” dei corruttori. La Banca Mondiale ha calcolato che la corruzione, oggi in Italia, vale 50 miliardi di euro l'anno (!), onere che non rimane in carico al corruttore ma si ripercuote, come ulteriore prelievo occulto, sulle tasche dei già dissanguati cittadini italiani. Se pensiamo poi che, al confronto, la recente manovra anti-crisi del Governo vale 5 miliardi di euro - cioè 10 volte meno! - ci rendiamo conto di quanto grave sia il fenomeno e quale giovamento sarebbe per il Paese, per i precari, per i pensionati, per gli indigenti, per gli ammalati, per chi è in difficoltà, per i disoccupati, per tutti gli italiani, se questo vorace cancro della società fosse definitivamente debellato. E si ventilava l'ipotesi di abolire le intercettazioni ambientali? Giù le mani. Guai a chi le tocca!
Lettera aperta all'Amministrazione del Comune di Padova
Cara Amministrazione, è forte la preoccupazione che ci assale nell'apprendere che episodi di grave criminalità hanno violato la nostra città. Pensiamo, ad esempio, alle due coppie aggredite l'una alle ore 23.30 in via Filiberto, l'altra alle ore 22.00 in piazza Duomo. Due aggressioni compiute dal classico “branco” di 4/5 persone, in stile “Arancia Meccanica”, che hanno leso la dignità di lei, gravemente picchiato lui.
Stupisce l'orario ed il luogo: siamo nel dopocena, in pieno centro storico. Un centro che si sta desertificando sempre più. Sabato scorso ci siamo fermati fino a tardi, in piazza, con un banchetto per segnalare ai cittadini il nostro prossimo convegno. Già poco dopo l'ora di cena non c'era quasi più nessuno. Veniva spontaneo provare un po' di sgomento ed insicurezza. Troppo presto chiudono i locali e la gente rincasa. Perché non incentivarne il prolungamento d'orario così da rivitalizzare le piazze chiedendo ai gestori l'adozione di elementari norme anti-rumore? Peccato che, nel tempo, il numero dei ristoranti/pizzerie, punti di socializzazione ed aggregazione, si sia purtroppo ridotto in centro storico.
Il controllo del territorio è sicuramente elemento deterrente per la criminalità. Tempo fa ci trovavamo in centro a Treviso. Una cosa ci stupì: mediamente, circa ogni 45 minuti, passava, per le piazze, a turno, un'auto civetta tra polizia, carabinieri e vigili urbani. Perché non adottare la stessa misura?
In termini di sicurezza è importante favorire l'afflusso dei cittadini in centro storico: il delinquente predilige le piazze e strade deserte. Perché non prolungare l'orario dei minibus oltre le attuali ore 20 incentivandone l'uso con apposite formule quale, ad esempio, park+bus+bevanda con la bevanda (caffè? prosecchino?) offerta dall'esercente del centro? Perché non attivare un nuovo parcheggio all'ex caserma Prandina inserendo questa fermata nel tragitto minibus?
Con umiltà, spirito costruttivo e collaborativo. Buon lavoro.
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